Il bello del nuoto master ed il brutto di certi modi di fare ‘giornalismo’. La storia di Carla Piattelli e di un signore privo di ‘stile’.
di Giulia Noera
E’ di qualche giorno fa la vicenda della ‘positività‘ di quattro atleti di nuoto master durante il controllo antidoping (ero personalmente presente, perché controllata anche io) effettuato a Catania per il trofeo nazionale S.Agata.
Le sostanze incriminate (Idroclorotiazide – Cloro tiazide – ACB per Alessandro Bonanni e Simona Virlinzi, Betametasone per Severina Cora Calinescu, 3 -Idrossi – 4 – Metossi – Tamoxifene, per Carla Piattelli) risultano certamente nella lista della Wada ma si tratta, in tre casi su quattro, di sostanze che certamente non aiutano la prestazione.
E nel calderone di questo enorme equivoco che è diventato l’antidoping nel nuoto master, sono cadute nuovamente quattro persone che, di fatto, sono certamente lontanissime dal concetto del ‘doping’.
Inutile star qui a ribadire la vicenda: tanto si è scritto e disquisito in questi giorni sui social network, ma di fatto la verità è che un antidoping nello sport amatoriale, così concepito, non è certamente plausibile e nemmeno di aiuto per debellare l’eventuale problema dei ‘dopati’.
Ma la storia che desidero raccontarvi oggi è un’altra.
E’ la storia di Carla Piattelli, una delle ‘dopate’ del Trofeo S. Agata e quella di un giornalista fra i più quotati nel mondo del nuoto in Italia,Stefano Arcobelli, che tiene un blog sulla Gazzetta dello Sport che si chiama …Questione di stile.
Ed è proprio lo ‘stile’ ( e, probabilmente, anche altro) che è mancato al ‘giornalista’ Arcobelli, che il 24 febbraio scrive sul suo blog un pezzo che si intitola così: “Masters: il bello di Samuele, il brutto dei dopati“, in cui il ‘bello‘ (in questo caso per davvero, e Carla stessa mi ha detto più volte di sottolinearlo) di Samuele Pampana, ex nazionale di nuoto, e nuovo detentore dei record mondiali m40 di 800 e 1500 stile libero, viene accostato al ‘brutto‘ di Carla, Alessandro, Severina e Simona che, “copiando il peggio del ciclismo, ricorrono al trucco:queste notizie lasciano solo una scia di tristezza, e provocano solo una domanda: perché doparsi a quei livelli?“.
Quindi, il sig. Arcobelli, da per certo che i quattro atleti siano dopati(!!!) ed abbiamo ricorso ad un trucco per vincere le gare.
Insomma, li associa immediatamente e velocemente a dei furfanti.
Ed ecco il nodo della faccenda: può, un ‘giornalista’, permettersi di fare considerazioni di questo genere, offensive e pubbliche per la reputazione di una persona, saltando a conclusioni personali, senza prima aver verificato di cosa si tratti realmente (nel comunicato si parla di ‘sospensione in via cautelare’)?
Può, un ‘giornalista’, costruire un articolo su un blog nazionale in cui si diano in pasto ai media i nomi di persone che, al contrario degli sportivi professionisti, non siano personaggi pubblici?
Può, un ‘giornalista’, screditare mediaticamente la rispettabilità di una o più persone, solo per avere qualche click in più sul proprio blog, strumentalizzando un argomento?
Questo, a mio avviso, da iscritta all’Ordine dei Giornalisti (come il sig. Arcobelli) dal 1992 è IL BRUTTO DEL GIORNALISMO: scrivere qualcosa di ‘sensazionale’ giusto per qualche lettura in più, senza curarsi eticamente del peso delle proprie parole.
Passiamo al BELLO: il bello della faccenda è che adesso (e non per sua volontà, particolare non trascurabile, eticamente e giuridicamente) tutti conosciamo la storia di Carla Piattelli, una Donna che ha fatto sport per tutta la vita e che nel 2013 ha subito una mastectomia totale, con un ultimo intervento circa quattro mesi fa.
Una Donna, con la D maiuscola, che ha combattuto e combatte la sua battaglia anche e sopratutto con lo sport. Che è una bellissima terapia, sia sul piano fisico che morale.
Finchè non ci si imbatte, ahimè, in personaggi ‘senza stile’.
Carla nuota e una domenica di fine gennaio, insieme a tanti amici con cui condivide questa passione, va a far le gare master al Trofeo S. Agata, fa i 100 farfalla in 2.35.76 per 400 e rotti punti, è l’unica della sua categoria (ha 52 anni) e vince: antidoping!!!
In realta’, Carla voleva solo arrivare, pure in mezz’ora (cosi’ mi racconta!) per dimostrare a se stessa ed ai suoi compagni di sventura, impegnati nella stessa battaglia contro la malattia, che anche solo dopo tre mesi da un intervento e un anno di cure massacranti, ce la puoi fare.
Quindi Carla, serenamente, racconta ai medici dei farmaci che prende come terapia adiuvante per il tumore, tra cui il Tamoxifene, un inibitore degli estrogeni che di solito prendono i culturisti per contrastare l’aumento del seno e…dopo qualche settimana legge il suo nome sui giornali ma, sopratutto, su un sito nazionale come quello della Gazzetta dello Sport, vedendo il suo nome accostato ‘al brutto dello sport’.
Carla si intristisce molto, ma non si arrende, nemmeno questa volta, che c’è chi veramente si accanisce contro questa sua passione.
Scrive una lettera al sig. Arcobelli, e lui la pubblica, ma senza realmente chiedere scusa del suo comportamento.
Malgrado ciò, tante persone scrivono sia a Carla, per dimostrarle la loro solidarietà, che sul blog della Gazzetta per manifestare il proprio sdegno in merito all’articolo.
E Carla ritrova la gioia di dire: “Non conoscevo l’ambiente del nuoto master e non ho parole per dire quante manifestazioni di affetto io abbia avuto da campioni e nuotatori di tutti i livelli, autorità del mondo dello sport, federazioni.
Questo ambiente sano, in cui ho trascorso una sola bellissima giornata, mi è sembrato meraviglioso, fatto di gente normale, che per un giorno si dimentica di tutto e gioca. Agli amici che mi hanno coinvolto ho detto scherzando che mentre in una maratona ti tocca correre per ore, qui te la cavi con qualche minuto di fatica e hai tutto il tempo per chiacchierare, ridere, fare il tifo, fare fotografie. Credo che i controlli siano una cosa giustissima, magari anche ad un livello amatoriale come il nostro, però chiedere il TUE (il modulo di esenzione per i farmaci dopanti) è una cosa molto complicata e tantissima gente che adesso ne sente parlare dice che non gareggerà più, perché non vuole seccature. Chi prende un farmaco per terapia, cioè una buona percentuale degli atleti master ove 50, potrebbe avere una certificazione da esibire al momento, senza troppe lungaggini e bisognerebbe anche rivedere la lista dei farmaci. ”