Il maschilismo ai tempi di Colonia
di Giulia Noera
Correva l’anno 1988, io avevo 21 anni e stavo scoprendo il mondo: probabilmente, ai tempi, non avrei lontanamente pensato che sarebbe stato utile nel 2016, a distanza di quasi trent’anni, scrivere quello che sto per scrivere.
Ma andiamo avanti.
Sono sempre stata un’appassionata di cinema e quell’anno l’Oscar fu vinto da un film che mi colpì molto: Sotto accusa.
Le due interpreti principali erano Jodie Foster e Kelly McGillis (reduce da uno dei film più maschilisti e odiosi della storia del cinema ‘Top Gun’).
Piccolo riassunto della trama, per chi non la ricordasse: Jodie Foster, ragazza libera ed indipendente, va una sera in un bar, beve un paio di bicchieri in più e si mette a ballare da sola. A quel punto comincia a ricevere le avances di una serie di maschi infoiati che lei cerca in tutti i modi di respingere per continuare a ballare per i fatti suoi, ma naturalmente, come se fosse la cosa più “normale” del mondo, gli infoiati le saltano addosso tutti insieme e la stuprano, mentre gli altri incitano il branco all’azione.
Jodie, distrutta dall’evento ma timorosa alla denuncia, si imbatte poi nell’inesperto ma appassionato avvocato Kelly McGillis la quale, contro una giuria popolare che tenta in tutti i modi di screditare la giovane, rea di essersi recata nel locale ‘da sola’ e di avere indosso una minigonna (eh già, si sa: se hai una minigonna è perché desideri essere stuprata), si intesta una battaglia al limite della credibilità (“non ci riusciremo mai”- sentenzia il suo capo prima del verdetto finale, a sorpresa, a favore della giovane).
Mi torna in mente questo film, a distanza di quasi trent’anni, dopo ‘i fatti di Colonia’: le aggressioni sessuali, più o meno violente, sono ancora oggi ‘figlie naturali’ di una cultura maschilista di cui sono impregnati un pò tutti, a Colonia come nel resto del mondo. Una cultura avallata da atteggiamenti discriminatori fin dalla più tenera età in cui le donne sono ‘a disposizione’ di fratelli, padri, mariti e se non lo sono, se hanno invece l’ardire di andare in giro da sole o con altre donne, magari pure vestite come pare a loro, allora appare implicito che una possa ‘incappare’ in una qualche avance o, peggio, in un “atto grave di mancanza di rispetto” (sono queste le parole usate dal Presidente della Camera).
Beh, se c’è una cosa che invece appare tristemente scontata dopo i fatti di Colonia è che nel 2016, così come accadeva nel lontano 1988, il rischio di aggressioni sessuali contro le donne è una cosa quotidiana, che può manifestarsi in ogni momento, in ogni città, e che limita di fatto la nostra libertà di persone di muoverci, di lavorare e, perchè no?, di divertirci.
Ma cosa può cambiare, realmente, questa ovvietà?
Solo la cultura e l’educazione quotidiana, a partire dalla famiglia per arrivare alla cultura di massa: tv, internet, cinema.
Ma bisogna far presto perché le lancette dell’orologio, per quanto riguarda il ruolo delle donne, stanno drammaticamente girando in senso opposto: Sotto accusa, oggi, non è più un film, ma un sistema che tenta di ricacciare la donna nel XX secolo.
O forse, anche peggio.