Parità salariale uomo – donna: la Sicilia ci prova
La Sicilia prova a sostenere con una legge la Parità salariale uomo-donna.
La commissione Affari istituzionali dell’Assemblea Regionale (ARS) stamani ha approvato un disegno di legge, firmato dai parlamentari del M5S, che contiene una serie di incentivi per le aziende che assumono donne con retribuzioni equiparate a quelle degli uomini.
Il testo sarà trasmesso alla commissione Bilancio. Per finanziare gli incentivi è prevista una spesa di un milione e mezzo per il triennio, sostenibile anche con fondi strutturali. Sarà creata una “white list” delle imprese virtuose che potranno partecipare a bandi ad hoc emessi per sostenere il lavoro femminile.
Previsto un taglio del 50% dell’Irap per tre anni alle aziende che praticano la Parità salariale, mentre la Regione potrà rilasciare “una certificazione di pari opportunità di lavoro in ordine alla Parità retributiva tra i sessi e alla promozione delle pari opportunità di lavoro”.
Qualora non attuabili perché configurabili come aiuti di Stato, le misure “in conformità ai regolamenti comunitari di esenzione o in regime de minimis” saranno notificate ai sensi degli articoli 107 e 108 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea.
“Si tratta di un passo avanti verso la Parità tra uomini e donne nella vita lavorativa con il sostegno della Regione – ha affermato la deputata Jose Marano, che aveva proposto il testo già la scorsa legislatura – In Italia e in particolare in Sicilia, ancora oggi le donne, sul lavoro, devono ancora fare i conti con sfide, disparità e minacce: abusi e molestie, stipendi più bassi, minori opportunità di lavoro e di carriera. A livello economico, l’indicatore relativo al divario retributivo globale tra donne e uomini registra un divario di genere pari a circa il 40% nell’Unione europea”.
Marano ha aggiunto: “Il divario retributivo è il risultato di una vasta gamma di squilibri di genere presenti sul mercato del lavoro che vedono la donna ancora discriminata. Basti pensare che in Italia l’occupazione femminile è ferma al 49% mentre quella maschile si attesta al 68%, collocando l’Italia in penultima posizione tra i paesi dell’Ue, con 10 punti di differenza rispetto alla media europea. Spero che presto arrivi in aula per poter dare un prezioso contributo verso un cambiamento di paradigma”.
“Serve – ha concluso la deputata – un cambiamento culturale per una concezione di impresa differente che riesca a coniugare gli aspetti lavorativi e quelli familiari, affinché il progresso economico non resti appannaggio di pochi ma venga condiviso con i diversi attori protagonisti della società”.