Perché le donne non possono essere buone madri e brave professioniste?
«Se un uomo prende un anno sabbatico per fare il giro del mondo, saranno tutti lì a fargli i complimenti senza nemmeno sognarsi di chiedergli chi si occuperà della famiglia e dei bambini. Se una donna decide invece di non abbandonare la sua carriera dopo la nascita di un figlio, saranno in molti a chiedersi come farà ad occuparsi di tutto».
Ma una donna deve per forza di cose sentirsi necessariamente in colpa se decide di non trascorrere tutto il suo tempo con i figli? Dovrà necessariamente essere additata per sempre come una “cattiva madre�
Ogni donna è purtroppo ancora obbligata dalla società a confrontarsi con questo pregiudizio che osteggia la sua volontà di amare ed essere vicina ai propri figli, ma anche applicarsi con impegno nel lavoro e più in generale nella vita pubblica
La realtà è che le donne possano fare tutto, semmai il tema è che devono essere messe nelle condizioni economiche, sociali e culturali, anche nella rappresentazione dei media, per poterlo fare.
Le donne in realtà desiderano poter vivere con serenità e libertà la scelta di cura dei propri affetti familiari e nello stesso tempo cercare di conciliarla con i propri impegni professionali.
Pertanto bisogna lavorare, oltre che sulla conciliazione dei tempi privati e di lavoro e sull’effettiva garanzia che la maternità sia sempre una scelta libera, anche sul rendere naturale la condivisione dei compiti di cura tra madri e padri.
Secoli di “servizio†nei confronti del maschio hanno reso le donne ossessionate dall’idea di essere sempre perfette e, quindi, di dover pretendere comunque il massimo da se stesse: come mogli, madri e ovviamente nella carriera. Un’aspirazione onestamente frustrante, di completa dedizione all’altro, che a lungo andare può anche incidere sulla salute.
Da ciò la consapevolezza che una maggiore presenza delle donne in politica e nei posti chiave servirebbe a migliorare le cose e a favorire una trasformazione che è anche e soprattutto culturale.
Il capitale femminile è il capitale inespresso su cui possiamo fondare il rilancio dell’Italia e dell’Europa in termini di crescita economica e di qualità dello sviluppo.
E il capitale femminile, proprio perché le donne in Italia sono ancora troppo discriminate e in difficoltà , è il più dirompente capitale di cambiamento che abbiamo, ma perché esso dispieghi appieno le sue potenzialità e anche necessario che le donne non siano messe nella condizione di dover scegliere tra figli e carriera.
In quel caso avremo fatto un ulteriore passo verso una società più naturale e giusta.
Giorgio Cannariato